La ricerca del Leonardo “perduto” nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, appare, in scala locale, esemplificazione del disegno di egemonia culturale dei saperi tecnico-ingegneristici in Italia oggi e del rifiuto, diffuso in ambito politecnico e confindustriale, a riconoscere autonoma professionalità e competenza ai saperi umanistici, particolarmente storico-artistici. Esemplifico. Esiste una convinzione diffusa: l’educazione umanistica, si sostiene, è inadeguata alle economie di scala contemporanee. E’ sprovvista di attitudini alla commercializzazione e all’industrializzazione. Ha bisogno di “aiuto”. In anni recenti, con la diffusione di industrie connesse alle nuove tecnologie, la capacità di innovare si è trasferita ai saperi tecnici: ed è prevalentemente connessa alla redditività e commerciabilità della “scoperta”. C’è eccessiva enfasi sulla ricerca, si aggiunge; o per meglio dire è opportuno che questa muova oltre le soglie dei “laboratori” per collocarsi sul mercato. “Innovazione” finisce così per coincidere con grande distribuzione. Il modello Apple è adottato acriticamente: è “vincente”, si suggerisce, l’azienda che si impone sul mercato grazie a marketing e design, pur senza avere inventato né il sistema operativo né la morfologia che pure caratterizzano i suoi prodotti. Leggi il seguito di questo post »